William Perkin è riconosciuto come l’inventore del primo colorante organico (dove per organico s’intende contenente carbonio). Ha, in fatti, scoperto (per caso) il colore porpora di anilina viola, mentre tentava di prepare chinina nel 1856. Ma il primo pigmento sintetico è stato probabilmente usato, dagli egiziani, già nel 3000 aC. Questi lo preparavano riscaldando una miscela di sabbia, cenere, carbonato di calcio e rame contenente minerali, a temperature superiori a 800 ° C. Il prodotto risultato è un silicato di rame di calcio. Il quale è stato utilizzato in smalti per produrre una gamma sorprendente di sfumature.
Da “Wadjet”, che in egiziano antico è la parola usata per indicare l’occhio umano così come l’Occhio di Ra, deriva wadj che significa blu. Ebbene, questo pigmento blu brillante sta dando nuovi indizi agli scienziati per lo sviluppo di nanomateriali. In effetti, il silicato di rame e calcio si rompe in “nanofogli” così sottili che ce ne vorrebbero migliaia per arrivare alla larghezza di un capello umano.
Ci troviamo quindi a sviluppare una nuova classe di nanomateriali, partendo da un antica tecnologia che era andata persa dopo l’era romana! Un altro caso di invenzione “casuale” degli antichi…